Design thinking: cos’è, le 5 fasi del processo e come applicarlo [2025]

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Introduzione

Affrontare problemi complessi, innovare in mercati saturi e creare soluzioni che rispondano veramente ai bisogni delle persone sono sfide centrali per qualsiasi organizzazione oggi. Troppo spesso, però, le soluzioni vengono sviluppate basandosi su supposizioni interne o analisi puramente tecniche, risultando scollegate dagli utenti finali e fallendo l’adozione sul mercato. Come possiamo assicurarci che l’innovazione sia centrata sull’uomo e porti a risultati significativi? La risposta risiede in un approccio potente e sempre più diffuso: il design thinking. Più che una semplice metodologia, è un mindset e un processo iterativo focalizzato sull’empatia, la sperimentazione e la risoluzione creativa dei problemi. In questa guida completa, esploreremo cos’è il design thinking, perché è fondamentale nel [2025], i suoi principi chiave, le cinque fasi del suo processo più noto (quello della d.school di Stanford), le tecniche utilizzate e come applicarlo efficacemente per generare innovazione significativa.

Cos’è il design thinking: definizione e contesto

Il Design Thinking è un approccio all’innovazione incentrato sull’essere umano (human-centered) che utilizza la sensibilità e i metodi propri dei designer per far corrispondere i bisogni delle persone, le possibilità della tecnologia e i requisiti per il successo del business. Non è un processo esclusivo dei designer, ma un metodo che chiunque può imparare e applicare per risolvere problemi complessi in modo creativo ed efficace.

Reso popolare da aziende come IDEO e dalla d.school dell’Università di Stanford, il design thinking si basa su alcuni concetti chiave:

  • Empatia profonda: Comprendere a fondo le esigenze, i desideri e le frustrazioni degli utenti finali.
  • Approccio iterativo: Un ciclo continuo di ideazione, prototipazione e test per affinare le soluzioni.
  • Collaborazione multidisciplinare: Riunire persone con background e competenze diverse.
  • Orientamento all’azione: Enfasi sulla sperimentazione pratica (“fare per pensare”) attraverso prototipi tangibili.
  • Tolleranza all’ambiguità e al fallimento: Vedere l’incertezza come un’opportunità e il fallimento come un’occasione di apprendimento.

Il contesto di applicazione è vastissimo: dallo sviluppo di nuovi prodotti e servizi al miglioramento dell’esperienza cliente, dalla progettazione di processi interni alla definizione di strategie aziendali e persino alla risoluzione di problemi sociali complessi.

L’importanza cruciale del design thinking

Adottare un approccio basato sul design thinking offre vantaggi significativi:

  • Soluzioni centrate sull’utente: Porta a prodotti, servizi e soluzioni che rispondono meglio ai bisogni reali degli utenti, aumentandone l’adozione e la soddisfazione.
  • Stimolo all’innovazione: Incoraggia a pensare fuori dagli schemi, a sfidare le supposizioni e a generare idee veramente nuove e differenzianti.
  • Riduzione del rischio: Il processo iterativo di prototipazione e test permette di identificare e correggere i difetti delle soluzioni in fase iniziale, riducendo il rischio di lanciare prodotti/servizi fallimentari e costosi.
  • Migliore collaborazione e comunicazione: Favorisce la collaborazione tra team multidisciplinari, abbattendo i silos e creando un linguaggio comune basato sull’empatia per l’utente.
  • Problem solving efficace per problemi complessi: È particolarmente adatto per affrontare problemi “wicked” (mal definiti, ambigui e interconnessi) per i quali non esistono soluzioni ovvie.
  • Maggiore coinvolgimento dei dipendenti: Il processo partecipativo e creativo può aumentare la motivazione e il senso di appartenenza dei membri del team.
  • Accelerazione del time-to-market (a lungo termine): Sebbene richieda tempo iniziale per l’empatia e l’ideazione, riduce i cicli di rilavorazione successivi grazie alla validazione precoce.

Il design thinking non è solo un processo, ma un cambiamento culturale che mette l’essere umano al centro dell’innovazione.

I principi chiave del design thinking

Alla base del processo di design thinking ci sono alcuni principi o mindset fondamentali:

  • Empatia: La capacità di mettersi nei panni degli utenti, comprendere le loro esperienze, motivazioni ed emozioni. È il punto di partenza di tutto il processo.
  • Definizione: La capacità di riformulare il problema in modo significativo e orientato all’azione, basandosi sugli insight raccolti nella fase di empatia.
  • Ideazione: Generare un ampio numero di idee diverse, sospendendo il giudizio e incoraggiando la creatività radicale.
  • Prototipazione: Costruire rapidamente rappresentazioni tangibili delle idee (anche a bassa fedeltà) per esplorarle, testarle e comunicarle.
  • Test: Ottenere feedback dagli utenti sui prototipi per imparare, affinare le soluzioni e ripetere il ciclo.
  • Bias verso l’azione: Preferire l’azione e la sperimentazione alla pianificazione eccessiva.
  • Collaborazione radicale: Lavorare attivamente in team multidisciplinari.
  • Consapevolezza del processo: Essere consapevoli delle diverse fasi del processo e degli obiettivi di ciascuna.
  • Ottimismo e curiosità: Mantenere un atteggiamento positivo e aperto verso la possibilità di trovare soluzioni innovative.

Il processo di design thinking (Modello a 5 Fasi – d.school)

Il modello più noto e diffuso è quello a cinque fasi proposto dalla Hasso Plattner Institute of Design di Stanford (d.school). È importante notare che questo processo non è strettamente lineare, ma iterativo: si può tornare indietro alle fasi precedenti man mano che si apprende di più.

  1. Empathize (Empatizzare):
    • Obiettivo: Comprendere profondamente gli utenti per cui si sta progettando, i loro bisogni, esperienze, motivazioni e il contesto in cui operano.
    • Attività Tipiche: Osservazione diretta (shadowing), interviste empatiche, focus group, creazione di mappe dell’empatia, analisi di dati esistenti.
    • Output: Insight qualitativi profondi sugli utenti.
  2. Define (Definire):
    • Obiettivo: Sintetizzare gli insight raccolti nella fase di empatia per definire in modo chiaro e significativo il problema principale (o la sfida progettuale) da affrontare, dal punto di vista dell’utente.
    • Attività Tipiche: Analisi e sintesi dei dati raccolti, creazione di Personas (profili utente archetipici), Customer Journey Maps, formulazione di un “Point of View” (POV) statement o di una “How Might We…?” (Come potremmo…?) question.
    • Output: Una definizione chiara e focalizzata del problema/sfida.
  3. Ideate (Ideare):
    • Obiettivo: Generare un’ampia gamma di idee e soluzioni creative per affrontare il problema definito. In questa fase si punta alla quantità e alla diversità, sospendendo il giudizio.
    • Attività Tipiche: Sessioni di Brainstorming (con varie tecniche: classico, brainwriting, SCAMPER, ecc.), mappe mentali, sketching, “worst possible idea”.
    • Output: Un vasto pool di idee potenziali.
  4. Prototype (Prototipare):
    • Obiettivo: Trasformare le idee più promettenti in prototipi tangibili e a basso costo che possano essere testati. I prototipi servono per esplorare, comunicare e testare le soluzioni.
    • Attività Tipiche: Creazione di prototipi a bassa fedeltà (disegni su carta, modelli in cartone, storyboard, wireframe semplici) o ad alta fedeltà (mockup digitali interattivi, modelli 3D). Role-playing.
    • Output: Versioni sperimentali e tangibili delle soluzioni proposte.
  5. Test (Testare):
    • Obiettivo: Raccogliere feedback dagli utenti reali interagendo con i prototipi. Imparare cosa funziona, cosa non funziona e perché, per affinare la soluzione o persino ridefinire il problema.
    • Attività Tipiche: Test di usabilità, A/B testing, interviste di feedback sui prototipi, osservazione dell’interazione utente-prototipo.
    • Output: Feedback qualitativo e quantitativo, insight per l’iterazione successiva.

Questo ciclo (Empathize-Define-Ideate-Prototype-Test) viene spesso ripetuto più volte, affinando progressivamente la soluzione.

Tecniche e strumenti utilizzati in ogni fase

Ogni fase del design thinking si avvale di tecniche specifiche:

  • Empathize: Interviste (individuali, di gruppo), Osservazione partecipante/non partecipante, Shadowing, Sondaggi, Diari utente, Mappe dell’empatia, Analisi dei dati esistenti.
  • Define: Creazione di Personas, Customer Journey Maps, Service Blueprints, Analisi SWOT, Analisi dei 5 Perché, Formulazione Point of View (POV) / How Might We (HMW) questions.
  • Ideate: Brainstorming (varie tecniche), Brainwriting, Mappe Mentali, SCAMPER, Analogies, Storyboarding, Sketching.
  • Prototype: Prototipi su carta, Wireframe, Mockup (digitali o fisici), Modelli 3D, Role-playing, Video prototype, Wizard of Oz prototype.
  • Test: Test di usabilità (moderati/non moderati), Interviste di feedback, A/B testing, Sondaggi post-test, Heatmaps e analisi comportamentale (per prototipi digitali).
  • Strumenti Collaborativi: Lavagne bianche, Post-it, Software di lavagna digitale (Miro, Mural, FigJam), Strumenti di prototipazione (Figma, Sketch, InVision, Adobe XD), Software per mappe mentali.

Vantaggi e applicazioni del design thinking

Vantaggi: (Già discussi in “Importanza”)

  • Soluzioni user-centric, innovazione, riduzione rischi, collaborazione, problem solving complesso.

Applicazioni:

  • Sviluppo prodotto/servizio: Creare offerte che rispondano a bisogni reali.
  • Miglioramento customer experience: Progettare interazioni più fluide e soddisfacenti.
  • Innovazione di processo: Ridisegnare processi interni rendendoli più efficienti ed efficaci per gli utenti (dipendenti o clienti).
  • Strategia aziendale: Utilizzare l’approccio per esplorare nuove opportunità di mercato o definire strategie più centrate sul cliente.
  • Innovazione sociale: Affrontare problemi complessi in ambito sociale, sanitario, educativo.
  • Sviluppo organizzativo e HR: Progettare migliori esperienze per i dipendenti (employee experience).

Errori comuni da evitare

L’applicazione del design thinking può fallire se si commettono questi errori:

  • Saltare la fase di empatia: Passare direttamente alle soluzioni senza comprendere a fondo gli utenti.
  • Definizione del problema errata o troppo ampia: Non focalizzare adeguatamente la sfida progettuale.
  • Mancanza di diversità nel team: Gruppi troppo omogenei limitano la ricchezza delle idee.
  • Giudizio prematuro nella fase di ideazione: Criticare le idee troppo presto, soffocando la creatività.
  • Innamorarsi delle proprie idee/prototipi: Non essere disposti a modificare o abbandonare un prototipo sulla base del feedback.
  • Prototipi troppo complessi o costosi: Investire troppo tempo e risorse in prototipi iniziali, rendendo difficile l’iterazione.
  • Test inefficaci: Testare con gli utenti sbagliati, fare domande suggestive o non osservare attentamente le reazioni.
  • Processo troppo lineare: Non sfruttare la natura iterativa del design thinking, non tornando indietro quando necessario.
  • Mancanza di supporto organizzativo: Non avere il buy-in della leadership o le risorse per implementare le soluzioni sviluppate.

FAQ sul Design Thinking

Domanda 1: Il design thinking è utile solo per i designer?

Assolutamente no. Sebbene utilizzi la sensibilità e i metodi dei designer, il design thinking è un approccio e un processo che può essere appreso e applicato da chiunque, indipendentemente dal ruolo o dal settore. Team multidisciplinari (con ingegneri, marketer, manager, esperti di dominio, ecc.) sono anzi fondamentali per il suo successo.

Domanda 2: Il processo a 5 fasi è sempre lineare?

No, il modello a 5 fasi (Empathize, Define, Ideate, Prototype, Test) è una rappresentazione utile, ma il processo reale è altamente iterativo e non lineare. È comune tornare a fasi precedenti. Ad esempio, il feedback ricevuto durante la fase di Test potrebbe portare a ridefinire il problema (fase Define) o a generare nuove idee (fase Ideate). L’importante è seguire il flusso dell’apprendimento.

Domanda 3: Qual è la differenza tra Design Thinking e Agile?

Sono approcci complementari, spesso usati insieme, ma con focus diversi. Il Design Thinking è focalizzato sulla comprensione del problema e sull’esplorazione e validazione delle soluzioni giuste da costruire (fare la cosa giusta), mettendo al centro l’utente. Agile (come Scrum) è focalizzato sull’implementazione efficiente e flessibile della soluzione una volta che è stata definita (fare la cosa nel modo giusto), attraverso cicli di sviluppo brevi e iterativi. Spesso, il Design Thinking viene usato nelle fasi iniziali per definire cosa costruire, e Agile viene usato per costruirlo.

Conclusione

Il design thinking offre un potente antidoto alla tendenza a sviluppare soluzioni in un vuoto, scollegate dai bisogni reali delle persone. Mettendo l’empatia al centro, abbracciando l’iterazione e la sperimentazione, e favorendo la collaborazione multidisciplinare, questo approccio permette alle organizzazioni [2025] di affrontare problemi complessi in modo creativo, ridurre i rischi dell’innovazione e creare prodotti, servizi ed esperienze che generano un impatto significativo. Non è una formula magica, ma un mindset e un processo che, se applicati con rigore e apertura, possono sbloccare un enorme potenziale innovativo e guidare verso soluzioni veramente incentrate sull’essere umano.

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