La nota in breve
- Serve uno standard strategico: senza regole chiare, la strategia si frammenta. Un linguaggio comune porta ordine e coerenza.
- Premia la leadership giusta: valorizza chi pianifica e crea risultati, non chi genera solo rumore.
- Bilancia presente e futuro: integra stabilità e innovazione per garantire crescita oggi e rilevanza domani.
- Allinea i team: coordina le azioni dei reparti per evitare confusione e massimizzare i risultati.
- Riconosci il talento: misura e valorizza chi davvero fa la differenza nella strategia.
Un invito a diventare protagonista della trasformazione
Se vuoi andare oltre, MAKE PROGRESS® ti offre l’opportunità di diventare coach qualificato. STRTGY ha progettato un percorso di qualifica professionale intensivo di 16 settimane, pratico ed entusiasmante. È un’occasione unica per ritagliarti del tempo per lavorare davvero a livello strategico, comprendere i meccanismi della strategia e diventare abile nell’orchestrare il cambiamento.
La strategia aziendale è una Torre di Babele
Le aziende sono piene di persone con incredibile talento, crescono grazie a questo talento e riescono progetti straordinari. Inventano nuovi prodotti, avviano trasformazioni digitali, lavorano all’espansione verso nuovi mercati. Ma man mano che l’azienda cresce e le ambizioni aumentano, diventa evidente un problema: nessuno parla la stessa lingua.
Il marketing parla di lead, CAC, traffico. Il commerciale si concentra su contratti da firmare, meeting, e POC. La produzione guarda al costo orario e alla marginalità, mentre la logistica pensa solo all’efficienza. Come nella Torre di Babele, chi deve guidare i lavori, chi deve guidare l’azienda, si ritrova in un inferno strategico.
Non importa quanto siano intelligenti i leader o quanto siano impegnati i team, spesso ci si scontra con un fatto semplice ma devastante: non esiste un linguaggio comune per comunicare la strategia in azienda.
Ogni team adotta i propri pilastri strategici: il marketing inventa i suoi cinque punti per migliorare la customer experience, le vendite creano i loro sette step per un processo commerciale eccellente, e così via. Ognuno si concentra sul proprio pezzo del puzzle, ma nessuno riesce a vedere l’intero quadro.
E cosa accade? Silos. Frammentazione. Decisioni prese senza considerare l’impatto complessivo. Alla fine, il grande progetto che sembrava così promettente si arena pian piano. Non per mancanza di ambizione o di sforzo, ma per un disastro di comunicazione.
Pensaci: quante volte hai visto riunioni strategiche trasformarsi in interminabili dibattiti in cui ognuno cerca di difendere il proprio punto di vista? Non si tratta di mancanza di idee, ma di mancanza di un linguaggio comune. La strategia aziendale non dovrebbe essere una lotta di opinioni, ma un esercizio di coordinamento. I leader sono chiamati a creare questa coerenza, a costruire una struttura che metta tutti sulla stessa pagina.
Il problema: il caos della frammentazione strategica
La strategia aziendale, spesso, si affida a strumenti obsoleti per guidare le conversazioni e supportare le decisioni. Il problema è che i leader non sono pronti a condurre queste conversazioni soprattutto se continuano ad usare strumenti inadeguati. Quando incontro le aziende, mi rendo conto che gli unici strumenti strategici realmente utilizzati sono quelli finanziari. La strategia si manifesta in bilanci, budget, e fogli di calcolo pieni di numeri economici, difficili da collegare alle attività quotidiane e, soprattutto, lontani dallo schema di pensiero necessario per prendere decisioni.
Anche quando i team decidono di lavorare su strategie più elaborate, vengono create presentazioni estese e ricche di linguaggi forbiti, e i concetti migliori rimangono sepolti sotto le slide, prive di connessione con la realtà esecutiva. Non esiste evidenza numerica della loro attuazione, né sono integrate in schemi che definiscano ritmo e struttura per una corretta esecuzione.
La frammentazione strategica non è solo inefficiente, è pericolosa. I team non comunicano tra loro, le decisioni vengono prese senza considerare l’impatto complessivo e si perde il collegamento con la visione e la missione di chi guida l’azienda. Anche i progetti più ambiziosi iniziano a crollare sotto il peso di aspettative non allineate, generando un circolo vizioso di inefficienza, conflitti interni e occasioni perse.
Quando ho iniziato a lavorare su MAKE PROGRESS®, ho intervistato oltre 400 leader aziendali sui loro problemi strategici. È emersa una frammentazione interna dilagante, accompagnata da schemi ripetitivi che nessuno sembrava aver risolto. Da questa ricerca è nata l’idea di una struttura che permettesse a ogni reparto di mantenere la propria identità, ma lavorando all’interno di un linguaggio e un metodo condiviso.
MAKE PROGRESS® non elimina la diversità, la coordina. Trasforma la frammentazione in coerenza, unendo i pezzi scollegati del vecchio modo di fare strategia aziendale in una visione integrata, forte e orientata ai risultati. Le prime versioni della metodologia, testate sul campo, hanno mostrato evidenze pratiche del buon funzionamento dei suoi principi, dando vita a una teoria stabile della strategia su cui costruire uno standard.
La solitudine del leader: il “linguista solitario” della strategia
Essere un leader aziendale significa spesso sentirsi come l’unico traduttore in una stanza piena di persone che parlano lingue diverse. Un amministratore delegato o un direttore generale si trova costantemente nel ruolo di mediatore tra team e funzioni, cercando di dare senso a opinioni contrastanti, metriche divergenti e priorità che sembrano non avere nulla in comune. È una posizione che non solo isola, ma rende anche difficile prendere decisioni efficaci.
Non per mancanza di capacità o competenze, ma per motivi molto pratici, come il background formativo, e la difficoltà di trovare fiducia nella propria prima linea sui concetti strategici. Molti leader desidererebbero uno sparring partner con i quali mettere in discussione lo status quo, confrontare costruttivamente le proprie opinioni e discutere in modo strutturato delle loro decisioni.
Questa solitudine non si manifesta solo con i team interni, ma anche tra pari. Quando leader aziendali si incontrano, si trovano spesso a parlare lingue diverse. Parlare di strategia diventa un esercizio di interpretazione: ognuno ha il proprio schema mentale, i propri strumenti, e manca un linguaggio condiviso per confrontarsi, ispirarsi a vicenda e comprendere davvero le decisioni dell’altro. Senza uno schema comune, diventa impossibile creare un dialogo profondo, scambiarsi idee utili o comprendere i meccanismi strategici in modo concreto.
In STRTGY stiamo costruendo una community dedicata proprio a questo livello di pensiero strategico. Un luogo dove i leader possono incontrarsi e finalmente parlare la stessa lingua. Chi partecipa ai programmi di qualifica professionale per diventare un coach qualificato MAKE PROGRESS® accede a sessioni private chiamate Office Hour, organizzate tutto l’anno. Durante queste sessioni, i leader condividono esperienze reali di trasformazione strategica, offrono e ricevono supporto, discutono in un quadro comune e si ispirano a vicenda.
Perché la Torre di Babele non è un fallimento dell’ambizione, ma della comunicazione
La verità è che grandi progetti non falliscono perché non sono buoni, ma perché le persone coinvolte non parlano la stessa lingua. In ogni azienda, i reparti operano con metriche e obiettivi propri, logici e ragionevoli se presi individualmente, ma raramente collegati tra loro in modo coerente. Il risultato? Caos strategico.
Prendiamo l’esempio di un’azienda retail che lancia una strategia omnicanale. Il marketing si concentra sull’aumentare il traffico online e migliorare la customer experience. Le vendite puntano tutto sulla fidelizzazione e sulla crescita dei ricavi per cliente. La logistica, invece, lavora per ridurre i costi di consegna e migliorare l’efficienza operativa. Ogni team è impegnato a fare il proprio lavoro nel miglior modo possibile, ma nessuno sa come tutto ciò si connetta a una strategia unificata. Le decisioni vengono prese in modo indipendente, senza una visione comune.
Non è un problema di capacità o di impegno: è un problema di comunicazione. La frammentazione delle priorità porta inevitabilmente a conflitti, ritardi e, nel peggiore dei casi, al fallimento del progetto. E proprio come nella Torre di Babele, non solo il progetto crolla, ma anche i talenti si disperdono. Quando manca un linguaggio comune, le persone più competenti e ambiziose si sentono frustrate e incomprese. A volte, questa frustrazione porta i migliori a cambiare azienda, lasciando un vuoto ancora più grande da colmare.
MAKE PROGRESS® interviene per evitare questo scenario, creando un quadro condiviso che consente a ogni reparto di operare in sincronia, pur mantenendo la propria identità e competenza. Non si tratta di uniformare le idee, ma di creare un linguaggio universale che permetta a tutti di comprendere il proprio ruolo e il modo in cui il loro lavoro contribuisce alla visione complessiva.
Con un metodo condiviso, i talenti non solo restano, ma possono crescere. Ogni decisione strategica diventa comprensibile e misurabile, ogni reparto sa come contribuire, e i leader possono finalmente vedere il quadro completo. È così che la Torre di Babele aziendale smette di essere un simbolo di incomprensione e diventa un progetto straordinario, costruito sulla base di una comunicazione chiara, di una strategia coerente e di una squadra coesa.
Verso un linguaggio universale della strategia aziendale
Introducendo un metodo condiviso come MAKE PROGRESS®, stai facendo quello che avrebbero dovuto fare i costruttori di Babele: dare a tutti un vocabolario comune. Non elimini le differenze, le coordini. Ogni reparto, ogni team, ogni funzione mantiene la propria unicità, ma lo fa all’interno di una struttura in cui tutti possono comunicare e cooperare, invece di collaborare superficialmente. È un cambio di paradigma: dalla frammentazione alla coesione, dal caos all’ordine.
Per costruire questa coerenza, MAKE PROGRESS® lavora in tre fasi.
1. La fase top-down: si costituisce un leadership team con l’obiettivo di descrivere con precisione la strategia emergente. Questo significa disambiguare gli obiettivi a lungo termine e definire chiaramente le metriche fondamentali. In questa fase, si identifica una meccanica della crescita che possa essere espressa in uno schema semplice e condiviso. Questo schema aiuta a individuare gli ingranaggi strategici, elementi chiave che funzionano come meccanismi di allineamento per l’intera organizzazione.
2. Identificazione delle priorità: una volta definita la meccanica della crescita, si lavora per progettare i cambiamenti comportamentali che i team devono adottare per eseguire al meglio la strategia. Le conversazioni vengono disambiguate attraverso un ristretto numero di metriche fondamentali, che costruiscono le evidenze numeriche della strategia. Questo passaggio è cruciale per garantire che ogni team comprenda non solo la strategia generale, ma anche la propria parte nell’orchestrare la propria esecuzione.
3. Connessione bottom-up: solo dopo che la strategia è stata comunicata in modo semplice e coerente, i team possono proporre il proprio contributo. A questo punto, si avviano negoziazioni chiare e coerenti per collegare le micro-strategie dei team all’esecuzione globale. Non esiste mai una strategia unica e monolitica: MAKE PROGRESS® aiuta le organizzazioni a orchestrare una collezione di micro-strategie in modo coerente e sincronizzato.
Grazie a questo approccio, ogni divisione aziendale trova un linguaggio comune. Non solo comprendono i propri obiettivi, ma capiscono come questi si collegano agli altri reparti, il che li aiuta a prendere decisioni più rapide, ridurre i conflitti interni e, soprattutto, creare strategie che finalmente portano risultati tangibili.
Il potere di un linguaggio universale non sta solo nella semplificazione, ma nella capacità di far emergere connessioni che altrimenti andrebbero perse. Quando tutti sanno come contribuire e comprendono il valore del loro ruolo all’interno di un piano strategico più ampio, si crea una cultura di cooperazione autentica.
Valutare le competenze strategiche: perché è impossibile senza un linguaggio condiviso
Avere uno standard condiviso per la strategia non serve solo a far funzionare meglio un’organizzazione: aiuta anche a identificare e celebrare le persone veramente competenti sulla strategia. È uno strumento che evita il rischio, comune in molte aziende, di premiare i leader sbagliati per le ragioni sbagliate.
Martin Gutmann, nel suo illuminante TED Talk, ci invita a riflettere su questo fenomeno raccontando le storie di due celebri esploratori polari: Roald Amundsen ed Ernest Shackleton. Amundsen è ricordato come uno dei più grandi esploratori della storia: pianificava ogni dettaglio con estrema cura, studiava a fondo l’ambiente in cui operava e prendeva decisioni basate sulla conoscenza e sulla preparazione. Grazie a questo approccio, riuscì a raggiungere il Polo Sud e tornare indietro senza incidenti, rispettando i tempi previsti e minimizzando i rischi per il suo team.
Dall’altra parte c’è Shackleton, un personaggio drammatico, spesso celebrato per la sua tenacia in situazioni di crisi. La sua spedizione più famosa, quella della nave Endurance, è una storia piena di avventure e pericoli, culminata in un drammatico salvataggio dopo che la nave rimase intrappolata nei ghiacci. Tuttavia, ciò che molti ignorano è che gran parte di quelle crisi furono il risultato di errori di pianificazione e di scelte imprudenti da parte dello stesso Shackleton.
Eppure, come spiega Gutmann, il mondo tende a celebrare più Shackleton che Amundsen. Perché? Perché siamo attratti dalle storie di crisi e di azione drammatica. Nelle aziende accade qualcosa di simile. Leader che reagiscono a emergenze, che generano rumore e che sembrano sempre occupati vengono spesso premiati, mentre quelli che, con una gestione meticolosa e strategica, prevengono le crisi e garantiscono risultati sostenibili, rimangono in ombra.
Avere uno standard per la strategia, come quello offerto da MAKE PROGRESS®, permette di superare questa distorsione. Con un linguaggio condiviso e criteri oggettivi, le aziende possono distinguere tra chi “lotta contro il caos” e chi, come Amundsen, evita che il caos si verifichi. Non si tratta di premiare chi è più visibile, ma chi sa prendere decisioni strategiche che portano valore all’organizzazione.
Adottare MAKE PROGRESS® è anche un atto di generosità. Dimostra che il leader è pronto a restituire la strategia nelle mani delle persone che devono eseguirla, trasformandola da un esercizio di élite a uno strumento che coinvolge tutta l’organizzazione. È un cambio di paradigma: il leader non si limita a dettare la visione, ma crea le condizioni affinché ogni membro del team possa comprendere, contribuire e crescere. Questo spirito generoso non solo rende la strategia più efficace, ma rafforza la cultura aziendale, costruendo fiducia, responsabilità condivisa e coesione.
Con MAKE PROGRESS®, la strategia smette di essere una questione di opinioni soggettive. Diventa un sistema trasparente e replicabile, in cui è possibile misurare le competenze strategiche e riconoscere il valore di chi lavora in modo intelligente e silenzioso. Questo approccio non solo premia il merito, ma costruisce una cultura aziendale più equa e orientata al successo.
MAKE PROGRESS® come antidoto alla Torre di Babele
La strategia non è solo parlare la stessa lingua, ma costruire qualcosa di più grande insieme. MAKE PROGRESS® non è un manuale rigido e statico, ma un sistema dinamico che può guidarti verso una trasformazione concreta, rendendo il progresso parte tangibile del tuo modo di lavorare e pensare.
La forza di MAKE PROGRESS® sta nella sua capacità unica di percorrere il viaggio della crescita lungo due binari fondamentali per l’esecuzione strategica:
- Il business as usual, spesso trascurato, ma essenziale per garantire stabilità e successo nel presente.
- L’innovazione, la capacità di guardare al futuro, adattarti e rimanere rilevante in un mercato che cambia continuamente.
In un mondo dove il rischio più grande per ogni business è diventare irrilevanti, MAKE PROGRESS® ti offre un framework ti consente di preservare ciò che funziona oggi, senza perdere di vista ciò che renderà il tuo lavoro e la tua organizzazione competitivi domani.
Il cambiamento non è il nemico. Le persone non hanno paura del cambiamento, lo desiderano, lo cercano. Ciò che temono, forse, è l’assenza di progresso. MAKE PROGRESS® non solo riduce questa paura, ma la trasforma in energia positiva, dandoti la sensazione di far parte di un percorso di crescita significativo e continuo.
Il cambiamento è inevitabile, ma guidarlo è una tua scelta. MAKE PROGRESS® ti fornisce gli strumenti per farlo al meglio, per costruire un sistema che genera quella energizzante sensazione di progresso in te e in chiunque ne faccia parte.
ALWAYS MAKE PROGRESS ⤴