Siamo alla terza tappa del nostro viaggio nella scienza di MAKE PROGRESS®, per capire cosa succede nel nostro cervello quando lavoriamo con gli obiettivi e come creare le condizioni ottimali per raggiungerli.
Nella prima tappa abbiamo scoperto come il cervello sia naturalmente predisposto a lavorare per obiettivi e come possiamo aumentare competenze e motivazione per mantenere alta la nostra performance.
Nella seconda tappa abbiamo compreso che non gli obiettivi sono tutti uguali: per aumentare le possibilità di successo, dobbiamo formularli seguendo un metodo scientifico:
- devono rappresentare cambiamenti positivi, anziché focalizzarsi sugli aspetti negativi da evitare;
- devono essere ancorati a una componente temporale e allineati con una visione di lungo termine; per non perdere la rotta.
- bisogna eliminare l’ambiguità ed essere chiari e misurabili, con progressi tangibili e significativi per chi li persegue.
Nella tappa di oggi ti mostrerò i modelli mentali che aumentano l’impegno personale e del team nel raggiungere gli obiettivi e come puoi sfruttare questa naturale predisposizione che tutti noi abbiamo per raggiungere risultati straordinari.
Tutte queste nozioni sono alla base di MAKE PROGRESS, il sistema operativo per la gestione della crescita che, invece di sfruttare le persone, restituisce loro quella energizzante sensazione di progresso e lo fa integrando i più evoluti concetti di business design e psicologia umana.
Se vuoi approfondire e implementarlo nel tuo gruppo di lavoro, prendi la tua copia del manuale qui (ne ho lasciate alcune firmate), la riceverai in 24 ore.
Diamoci dentro!
Goal setting strategico: come il nostro cervello scegli gli obiettivi sui quali lavorare
Discutere di strategia e obiettivi attiva aree del cervello legate all’immaginazione, alla memoria e alla visualizzazione. Se hai mai visto i tuoi colleghi con uno sguardo sognante, ora sai il perché! Scherzi a parte, un gruppo di scienziati ha studiato questi fenomeni usando la magnetoencefalografia (Achtziger et al., in press; Oettingen, 2000; Oettingen et al., 2001).
Nel momento in cui prendiamo in considerazione un obiettivo ci appare davanti agli occhi la fotografia di quel futuro in maniera completamente automatica.
Se quello che vediamo ci piace, ovvero sentiamo quella scarica di endorfina che ci fa sentire bene in quella nuova situazione, allora iniziamo a confrontare quel futuro desiderato con gli ostacoli del presente e inizia ad aumentare il nostro impegno verso l’obiettivo, ma a una sola condizione: di avere buone aspettative di successo (Oettingen, 2000). Se si crede di poter ottenere il risultato, l’impegno diventa forte e si riflette nel modo di pensare, nelle emozioni e nei comportamenti.
Perché anche per la scienza il bilancio o il budget non funzionano per fare goal setting?
Quando il leader del team presenta i dati, l’efficacia del goal setting strategico dipende dalla chiarezza degli obiettivi e dalla loro misurabilità. Quei numeri nello spreadsheet presentati in modo freddo difficilmente riescono far visualizzare ai suoi collaboratori un futuro eccitante! Al contrario quello che succede è tutti iniziano a immaginare i prossimi mesi pieni di stress, di incognite su come centrare quei target e l’ombra di un maggior livello di controllo.
Perseguire un obiettivo è davvero impegnativo dal punto di vista energetico, quindi il cervello attiva questo meccanismo di protezione che permette di scegliere le proprie priorità. E il fatturato raramente lo è (per tutti).
Realtà vs Fantasia
Il fenomeno di visualizzazione e confronto con la realtà si chiama Mental Contrasting e aiuta a collegare il sogno con la realtà, attivando l’impegno e lo sforzo in maniera che varia in base alle proprie aspettative di successo: se si crede molto nel successo, ci si impegna di più, mentre se le aspettative sono basse, l’impegno diminuisce (Oettingen et al., 2001).
È un modo per trasformare i propri desideri in obiettivi concreti, grazie a due processi principali:
1 – Energia
Se l’obiettivo è allineato con la nostra identità e con le nostre competenze, ovvero se gli ostacoli che dobbiamo affrontare saranno abbastanza sfidanti da insegnarci cose nuove e che ci piacciono allora il nostro livello di impegno sarà al massimo (Locke & Latham, 2002; Brunstein & Gollwitzer, 1996; Ryan & Frederick, 1997).
2 – Pianificazione degli ostacoli
Quando gli obiettivi ci riempiono di energia riusciamo a vedere in anticipo gli ostacoli e ad affrontarli con successo formando nella nostra mente dei piani chiamati “if-then plans”. Ovvero riesco a pianificare con chiarezza e risoluzione che se succederà qualcosa allora potrai reagire in un certo modo (Gollwitzer, 1990; Oettingen et al., 2001; Oettingen et al., 2005; Oettingen, Mayer, & Brinkmann, 2007).
Questo è un elemento importantissimo sul quale conviene soffermarsi.
La mancata preparazione e pianificazione per gli ostacoli che si potrebbero incontrare durante il raggiungimento di un obiettivo compromette le possibilità di successo (Gollwitzer, 1990).
Le persone che ricorrono a questo modello di pensiero si preparano pianificando in anticipo come affrontare gli ostacoli futuri ideando spontaneamente dei piani “if-then”che si sono dimostrati altamente efficaci in numerosi ambiti (meta-analisi di Gollwitzer & Sheeran, 2006).
Per verificare questa ipotesi, gli scienziati – Oettingen, Mayer & Brinkmann (2007) – hanno chiesto ad alcuni studenti coinvolti nell’esperimento di produrre i loro piani “if-then” immaginando azioni correttive a cosa sarebbe potuto andare storto durante la frequentazione di un corso particolarmente impegnativo e poi hanno confrontando i risultati con coloro che non erano tenuti a farlo.
Ecco alcuni esempi: “Se torno a casa sentendomi sopraffatto dal lavoro, allora inviterò il mio partner ad uscire per una pausa.” oppure “Se il mio coinquilino avrà la musica troppo alta, gli chiederò di abbassare il volume perché ho bisogno di concentrazione”.
Hanno scoperto che coloro che avevano un numero maggiore di piani “if-then” hanno ottenuto risultati migliori di coloro che hanno dovuto affrontare gli ostacoli senza preparazione.
Numerose sono state le conferme anche in altri esperimenti ma una condizione è emersa: affinchè il mental contrasting funzioni, è importante che la persona abbia risorse cognitive sufficienti. Se, ad esempio, è stanca o impegnata in compiti cognitivi molto esigenti, la strategia risulta meno efficace. Inoltre, è fondamentale che la persona abbia già esperienza e ricordi ben codificati degli ostacoli passati per poterli richiamare durante il processo (Oettingen et al., 2001).
Ecco perché è importante evitare multitasking, burnout, e in generale di concentrarsi su troppi obiettivi contemporaneamente.
L’importanza della preparazione
Volere non è potere. Il raggiungimento degli obiettivi non è garantito solo dal fatto di impegnarsi fortemente e di definire gli obiettivi in modo chiaro (Berkman, 2016). Le ricerche confermano che bisogna prepararsi in anticipo ad affrontare gli ostacoli in modo che le probabilità di raggiungere l’obiettivo rimangono alte.
Il desiderio di ottenere un certo risultato, come ad esempio: “Voglio fare esercizio regolarmente” oppure “Voglio aumentare il fatturato di x%” vengono chiamate intenzioni di obiettivo (Gollwitzer, 1993, 1999).
Ma ciò che scientificamente fa la differenza tra chi raggiunge gli obiettivi e chi no sono le intenzioni di implementazione ovvero non ci si ferma a dire cosa si vuole ottenere, ma specifica anche quando e come agire. Ad esempio, per l’obiettivo di “aumentare il fatturato del 10%” si potrebbe pensare: “Se, alla fine della settimana, i dati di vendita risultano inferiori alle previsioni, allora convocherò immediatamente una riunione con il team commerciale per analizzare le cause e definire nuove strategie di vendita”.
Perché funziona
Formulare un’intenzione di implementazione rende molto attiva nella mente l’immagine della situazione specifica (la parte “if”), in modo che quando quella situazione si presenta, sia facile da riconoscere (Gollwitzer, 1999; Aarts, Dijksterhuis, & Midden, 1999).
Inoltre, l’associazione creata tra quella situazione e la risposta pianificata (la parte “then”) diventa così forte da far scattare automaticamente l’azione, senza doverci ripensare ogni volta (Gollwitzer & Brandstätter, 1997; Sheeran, Webb, & Gollwitzer, 2005).
Dentro MAKE PROGRESS®
All’interno di MAKE PROGRESS vengono sfruttati questi processi mentali in momenti specifici del programma, che favoriscono il raggiungimento degli obiettivi:
- Durante la compilazione dello Strategy Focus Onepager (SFO):
In questa fase si applica il principio del Reverse Engineering. Si definiscono le ambizioni di crescita e, a partire da queste, si costruisce il canvas cercando di creare un collegamento diretto tra la visione del futuro desiderato e le decisioni strategiche necessarie per realizzarlo, superando le attuali limitazioni del modello di crescita. - Attivazione del Drumbeat e uso del Project Alignment:
Qui i team vengono invitati ad acquisire due competenze fondamentali: l’auto-allineamento e l’autoplanificazione. Utilizzando lo strumento Project Alignment, i team elencano i progetti che supportano gli obiettivi strategici e ne valutano l’allineamento. In questa fase vengono identificati e rimossi rapidamente i progetti che potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi (ad esempio, quelli che assorbono risorse come tempo e budget), in modo da liberare spazio per concentrarsi sui progetti prioritari e garantire la massima capacità esecutiva. - Check-in e la tecnica “What, So What, Now What”:
Durante i check-in, i Coach Qualificati guidano i team nel lasciare i feedback in modo strutturato e uniforme:- What: ciascun responsabile commenta i risultati, spiegando le cause tecniche alla base dei risultati ottenuti
- So what: si comprendono le conseguenze misurate in relazione agli obiettivi.
- Now what: sulla base di questa analisi, viene dichiarato pubblicamente il piano d’azione successivo per affrontare le nuove condizioni. In questo modo, ogni membro del team si rende responsabile del proprio contributo, assicurando un “reality check” costante e una rapida pianificazione a massima accountability.
Attraverso questi processi, i team di MAKE PROGRESS® applicano i meccanismi del mental contrasting, confrontando costantemente la visione ideale degli obiettivi strategici con la realtà presente. Questa potente combinazione di modelli mentali avanzati potenzia la motivazione, attiva l’energia necessaria e garantisce una pianificazione rapida e mirata. MAKE PROGRESS® si afferma come uno dei sistemi più efficaci per accelerare l’esecuzione strategica, pienamente supportato dalle più recenti evidenze scientifiche su motivazione e pianificazione.
Se questa nota strategica ha acceso qualche scintilla, ti invito a diffonderla tra i tuoi colleghi o con chiunque possa trarre beneficio da questi principi per costruire team più uniti, autonomi e motivati. Gli strumenti che hai appena scoperto possono veramente trasformare il raggiungimento di obiettivi ambiziosi, evitando il sovraccarico di debito strategico.
Per esplorare nel dettaglio il metodo, puoi prenotare un appuntamento sul mio calendario o richiedere una sessione formativa dedicata al tuo team sull’intero toolkit di MAKE PROGRESS®.
Ci sentiamo nella prossima newsletter; nel frattempo, aspetto con interesse i tuoi feedback, contano molto per me e per il progetto.