Hey, buon lunedì, spero tutto bene!
Taglio corto perché voglio farti vedere questo grafico.
Si lo so non è attraente ma, per chi come noi si occupa di strategia, è quanto di più simile a una profezia che si avvera. Ma per farti apprezzare la reale bellezza ho bisogno di spiegarti cos’è, perché è importante per te, e perché un grafico come questo potrebbe addirittura mettere in pericolo il tuo business.
Seguimi ti spiego di cosa si tratta. Rimarrai folgorato.
Ti presento la Disruptive Innovation
Ho provato a utilizzare le parole più semplici che ho trovato quindi perdonami sin da subito se il discorso potrà sembrare semplicistico, il mio obiettivo e farti comprendere questo concetto così importante.
La teoria della Disruptive Innovation è stato codificata per la prima volta da Clayton Christensen per spiegare come mai aziende piccole ed agili riuscissero non solo a competere nel mercato ma addirittura superare e mettere in crisi player affermati di ben più grandi dimensioni e con manager migliori almeno sulla carta.
Per sostenere i propri ritmi di crescita le grandi aziende investono in quella che viene definita la Sustaining Innovation. Praticamente aggiornano costantemente i propri prodotti e servizi per attirare clienti disposti a spendere sempre per assicurarsi in questo modo margini più alti. Facendo così finiscono per esagerare con l’aggiungere caratteristiche, features e accessori extra e si concentrano solo sui clienti più profittevoli.
Succede invece, in un punto diverso del mercato, che alcune persone non sono più disposte a pagare, o non sono interessate ad utilizzare quelle features extra e iniziano a cercare soluzioni alternative meno costose rese possibili dall’evoluzione tecnologica. È qui che gli imprenditori delle piccole aziende intravedono l’opportunità e portano nel mercato nuove soluzioni, meno performanti sotto alcuni aspetti, ma incredibilmente meno costose e soprattutto adatte alle nuove necessità emergenti.
Queste aziende innovative nascono con una struttura completamente diversa dalle grandi. Sono agili e hanno la capacità di fare scelte strategiche che agli occhi dei manager delle concorrenti affermate sembrano nonsense privilegiando rapidità di esecuzione sull’efficienza. In questo modo riescono a migliorare il proprio prodotto e a conquistare quote di mercato sempre più rilevanti.
Quando le grandi aziende (o semplicemente le aziende che non innovano) ricevono i primi segnali dal mercato, cioè vendono sempre meno e sono costrette a ridurre i prezzi, di solito è troppo tardi. I Disruptors conquistano il mercato e mettono in pericolo le grandi e più strutturate.
Se stai pensando:
- Tesla è disruptive? La risposta è no.
- Uber è disruptive? La risposta è no.
- Come si combatte il rischio di diventare obsoleti e irrilevanti? Mettendosi nelle condizioni di lanciare la propria disruptive innovation.
Tutte queste cose le spiego bene a chi decide di partecipare al programma di Design STRTGY for Business Innovation che è giunto alla 5a edizione. Qui trovi il programma completo↗.
Succede sempre così…
Le traiettorie nel mercato di entrambi gli scenari che ti ho descritto, della Sustaining e Disruptive Innovation, hanno in tutte le industrie un grafico come questo.
Ta daaaa! Non ti sembra perfettamente sovrapponibile con quello che ti ho fatto vedere sopra?
Il grafico mostra le performance dei processori che Apple utilizza nei propri devices mettendo in relazione quelli prodotti da Intel e quelli che dal 2015 ha iniziato a produrre per se stessa.
Se le sigle non ti dicono niente prova a cercare le sigle su Google come ad esempio 4790k↗.
Quello che vedi nel grafico è che Intel ha supportato le richieste di Apple di processori desktop sempre più veloci fino al momento in cui ha raggiunto un plateau.
Dall’altro lato Apple ha lanciato i propri processori per mobile (un mercato che non interessava direttamente al suo fornitore) e li ha migliorati, in silenzio e in maniera incredibilmente veloce fino a raggiungere performance paragonabili a quelli desktop e a superare addirittura Intel.
Ecco perché è stato inevitabile per Apple abbandonare Intel per passare alla nuova tecnologia. (L’M1 infatti non è altro che il processore A14 per i desktop con un diverso accesso all’alimentazione per desktop e mobile).
Non ti sembra tutto più chiaro ora?
Questa è la disruption.
Apple faceva quello che i bravi manager di Intel pensavano fosse troppo rischioso o addirittura incomprensibile per loro. Sviluppare microchip per smartphone così potenti da superare i desktop. Strategia che per Apple ha perfettamente senso potendo così unificare il suo ecosistema.
… e continuerà a succedere.
Il bello di conoscere delle teorie solide è quello di poter interpretare il presente e prevedere il futuro.
Recentemente ho avuto una conversazione con un collega che ha una società specializzata nello sviluppare app mobile nella quale gli spiegavo cosa fosse la disruption. Mi ha detto che era esattamente quello che stava succedendo a lui.
Riporto testualmente. “Prima i clienti venivano con un’idea, poi hanno iniziato a venire da noi con dei wireframe, dopo con i mockup, oggi invece vengono direttamente con prototipi funzionanti realizzati con software no-code. Probabilmente domani le app se le faranno da soli. Sento che devo innovare…”
La disruption impatta tutti i settori, sicuramente anche il tuo.
Sapresti riconoscere adesso alcuni fenomeni che ti sono successi e che puoi ricondurre alla disruption? In che modo li stai affrontando?
Prenditi qualche minuto per scrivermi la tua storia, mi piacerebbe raccoglierla insieme alle altre in un e-book di casi italiani. Cosa ne pensi?
Go disrupt!
Fatti sentire.